Attività svolte in attuazione del programma di attività UNAPOL ai sensi del Reg. CE 2080/05
Già da diversi anni la Unione Europea indica la via dello "sviluppo rurale integrato" quale base per una politica di sviluppo agricolo sostenibile, da non confondersi con un generico sviluppo agricolo. In questa nuova ottica l'agricoltura acquista una dimensione multifunzionale in cui notevole importanza assume la compatibilità ambientale. Le stesse strategie di politica comunitaria e nazionale indicano il tema della salvaguardia dell'ambiente e del riequilibrio del territorio come prioritario.
Un'agricoltura e un ambiente sostenibili sono uno degli obiettivi fondamentali della politica agricola comune: "Lo sviluppo sostenibile deve conciliare produzione alimentare, conservazione delle risorse non rinnovabili e protezione dell'ambiente naturale, in modo da soddisfare i bisogni della popolazione attuale senza compromettere le possibilità delle popolazioni future di soddisfare i propri."
Questi concetti trovano riscontro nell'attuazione dei programmi di attività, avviati con il Reg. CE 1334/02 ed aggiornato con il Reg. CE 2080/05, che assumono importanza fondamentale per la nostra olivicoltura alla luce dei nuovi indirizzi della politica agricola che mirano allo sviluppo ecosostenibile del settore, riorientando i sostegni finanziari al fine di incentivare l'adozione di tecniche agronomiche che nel rispetto dell'ambiente consentano di aumentare la redditività e la competitività del settore olivicolo, ottenendo prodotti di alta qualità, al fine di favorirne la penetrazione sui mercati ad alto reddito, garantendo allo stesso tempo il ruolo dell'olivicoltura nella caratterizzazione del paesaggio delle aree rurali, coniugando lo sviluppo socio-economico con la riscoperta di valori tradizionali legati alla storia e alla cultura delle aree salentine.
L'ATEPROL per garantire la partecipazione ed il coinvolgimento della propria base associativa, presente nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, ha provveduto a dare adeguata informazione dell'iniziativa ai propri soci, attraverso circolari ed incontri tecnici tenuti presso la sede dell'Associazione; la divulgazione delle azioni da realizzare con il Progetto unitario presentato da UNAPOL ha riscosso grande apprezzamento presso gli associati.
Con riferimento al Contratto per l'affidamento delle azioni e delle risorse, stipulato tra UNAPOL - Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli - Società Consortile a responsabilità limitata con sede in Roma - e Organizzazione dei Produttori Olivicoli ATEPROL Società Cooperativa Agricola con sede in Lecce, la stessa, tramite i propri tecnici incaricati ed in collaborazione con le aziende olivicole socie e gli oleifici sociali convenzionati, è impegnata nella realizzazione delle seguenti attività:
Attività 2. Miglioramento dell'impatto ambientale dell'oleicoltura:
Azione 2.a) Operazioni collettive di mantenimento degli uliveti ad alto valore ambientale e/o a rischio di abbandono e connessa assistenza tecnica;
Azione 2.b) Elaborazione di buone pratiche agricole per l'olivicoltura basate su criteri ambientali adatti alle condizioni locali, nonché la loro diffusione presso gli olivicoltori e la sorveglianza della loro applicazione pratica;
Azione 2.d) Progetti di dimostrazione pratica di tecniche olivicole finalizzate alla protezione dell'ambiente ed al mantenimento del paesaggio.
Attività 3. Miglioramento della qualità dell'olio d'oliva e delle olive da tavola:
Azione 3.c) Miglioramento delle condizioni di magazzinaggio e di valorizzazione dei residui della produzione dell'olio di oliva e delle olive da tavola.
Attività 2. Miglioramento dell'impatto ambientale dell'oleicoltura
Azione 2.a) Operazioni collettive di mantenimento degli uliveti ad alto valore ambientale e/o a rischio di abbandono e connessa assistenza tecnica.
Con l'ausilio dell'assistenza tecnica fornita dai tecnici dell'organizzazione ATEPROL sono stati effettuati interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione di oliveti tradizionali, finalizzati alla salvaguardia del patrimonio olivicolo dal rischio di incuria ed abbandono con conseguente distruzione, in linea con le norme della Condizionalità sulle Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali che hanno recepito le direttive comunitarie in materia.
L'obiettivo principale è quello di assicurare un livello minimo di mantenimento delle superfici destinate alla coltura dell'olivo tramite la corretta cura delle piante, secondo quanto previsto dalle Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientale (BCAA) - allegato IV del Reg. CE 1782/03 - Norma 4.3 Manutenzione degli oliveti.
L'equilibrio vegetativo dell'olivo è la risultante di diversi fattori ambientali sui quali l'uomo interagisce attraverso molteplici interventi agronomici, tra cui la potatura, che rappresenta la prima operazione colturale per l'incidenza della pratica nella formazione dei costi di produzione e per il mantenimento dell'equilibrio fisiologico della pianta.
L'attività è stata condotta su oliveti di età superiore a 50 anni, plurisecolari, di alto valore ambientale, caratterizzati da piante di grandi dimensioni, da sesti talvolta irregolari, in evidente prolungato stato di incuria. Negli oliveti delle aziende partecipanti all'azione sono stati effettuati i seguenti interventi per il miglioramento dello stato fitosanitario e vegetativo delle piante: eliminazione della vegetazione spontanea indesiderata sviluppatasi nell'oliveto, decespugliamento e la spollonatura al pedale delle piante, riequilibrio dello sviluppo fisiologico della chioma sia attraverso la eliminazione dei succhioni vecchi di diversi anni, sia attraverso il diradamento della stessa con soppressione di una porzione di rami e non ritenuti più utili per la corretta gestione dell'albero.
L'apporto dei tecnici ha contribuito all'applicazione di criteri di potatura razionali ed in linea con le esigenze economiche delle aziende partecipanti all'iniziativa.
Gli interventi di potatura provocano una risposta vegetativa più o meno forte in relazione al livello di taglio, all'intensità ed all'epoca di esecuzione. Questi interventi richiedono una notevole attenzione poiché, oltre a ridurre la superficie elaborante, riducono la capacità di crescita e possono facilmente turbare il comportamento degli alberi nella vegetazione e nella fruttificazione. Le ragioni di tali effetti sono dovute allo squilibrio indotto tra l'apparato radicale e la chioma, per cui il primo diviene esuberante, la rimanente chioma non riesce a smaltire i nutrienti che affluiscono, tutti i germogli rinvigoriscono e numerose gemme sono chiamate a schiudere per collaborare allo scopo. Quindi, pesanti interventi cesori sono da evitare, mentre sono di grande utilità interventi mirati e graduali per recuperare un nuovo equilibrio tra attività vegetativa e produttiva. La potatura nell'olivo, infatti, deve esaltare la produttività e consentire una fruttificazione regolare ed economica. Essa, pertanto, deve essere finalizzata al conseguimento della massima produzione con il minimo dispendio di risorse: per questo devono essere praticati solo interventi sostanziali, lasciando il singolo agricoltore libero di spendere tempo e denaro per 1'esecuzione di tagli di rifinitura. A tal fine 1'attrezzatura meccanica agevolatrice del taglio offre un valido aiuto in quanto, per sua natura, tende a trascurare i dettagli per favorire gli interventi sostanziali. La potatura, inoltre, deve contribuire ad adattare le piante alle esigenze dei sistema di raccolta meccanica, consentendo anche il miglioramento delle prestazioni delle macchine per la raccolta delle olive.
Per tutelare la flora e la fauna selvatica e proteggere l'habitat è necessaria una razionale gestione del suolo ed un corretto utilizzo dei residui colturali.
Il controllo delle essenze spontanee indesiderate rappresenta un indispensabile strumento per il mantenimento delle buone condizioni vegetative dell'oliveto, riducendo la competizione idrica e nutrizionale, oltre a rappresentare un valido mezzo di contrasto nei confronti dei pericoli di inoculo di incendio nel periodo estivo. Per il controllo delle infestanti i tecnici hanno consigliato il ricorso a pratiche agronomiche a basso impatto ambientale finalizzate a limitare la disseminazione e la propagazione di vegetazione indesiderata: lavorazioni superficiali del terreno, ove effettuate, e/o la tecnica dell' inerbimento naturale controllato con operazioni di sfalcio o trinciatura in alternativa al diserbo chimico. L'inerbimento contribuisce a ridurre il ruscellamento superficiale, in particolare nei terreni declivi e, di conseguenza, l'apporto di nitrati nelle acque dei corsi idrici superficiali. Inoltre il terreno ha una minore potenzialità di lasciare percolare l'acqua a causa della sua maggiore capacità di immagazzinamento, conseguenza del consumo idrico del cotico erboso, proteggendo in tal modo anche la falda acquifera.
Per preservare il livello di sostanza organica presente nel suolo i tecnici hanno promosso la valorizzazione della sostanza organica prodotta nell'oliveto mediante trinciatura dei residui di potatura ed eventuale interramento degli stessi, attuando in tal modo anche un'efficace azione antilisciviazione nei confronti dei nitrati, contribuendo alla protezione della falda superficiale e profonda da inquinamenti da fonti agricole.
L'equilibrio fitosanitario della pianta e la produzione di olio di oliva di qualità possono essere compromessi dall'attività di alcuni parassiti. Per il controllo di questi i tecnici hanno sollecitato l'impiego di prodotti fitosanitari tra quelli presenti nella Determinazione del Dirigente Settore Ispettorato Agricoltura della Regione Puglia del 23 marzo 2004, n. 93 - Adozione delle "Norme di Difesa Integrata - Aggiornamento 2004", pubblicata sul BUR Puglia n. 47 del 20/04/2004, e successive integrazioni e/o modificazioni. In particolare per la lotta alla mosca dell'olivo è stato proposto il ricorso alla tecnica di lotta adulticida mediante l'uso di trappole di cattura massale, in via principale o quantomeno in via ausiliaria, per ridurre l'impiego di sostanze chimiche nell'ambiente.
Presso alcune aziende partecipanti sono state, inoltre, effettuate operazioni di recupero di elementi caratteristici del contesto agro-ambientale attraverso la ricostruzione ed il ripristino di muretti a secco, gradonamenti, ciglionamenti ed altre strutture in pietra calcarea. Il ripristino strutturale e funzionale di questi elementi insieme con gli elementi botanici di contorno quali alberature piantate e siepi naturali arbustive, consentono di completare l'azione di salvaguardia degli oliveti e del paesaggio rurale, contribuendo alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità, poiché spesso i manufatti in pietra danno ospitalità a specie animali e vegetali autoctone.
I risultati degli interventi sono documentati da apposita documentazione fotografica e dalle schede tecniche compilate dai tecnici incaricati.
Azione 2.b) Elaborazione di buone pratiche agricole per l'olivicoltura, basate su criteri ambientali adatti alle condizioni locali, nonché la loro diffusione presso gli olivicoltori e la sorveglianza della loro applicazione pratica.
L'azione è finalizzata alla divulgazione presso i produttori olivicoli delle norme relative ai Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) e alle Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA), nonché alla loro adesione a programmi mirati all'applicazione di disciplinari di produzione collettivi basati su criteri ambientali adatti alle condizioni locali ed il monitoraggio e la sorveglianza della loro applicazione presso le aziende olivicole aderenti al programma.
L'attenzione alle problematiche ambientali da parte della società, dei politici e del mondo della ricerca è un aspetto che è gradualmente maturato nella cultura occidentale nell'ultimo decennio, infatti la Condizionalità è uno dei pilastri della nuova Pac. Il sostegno agli agricoltori che beneficiano di pagamenti diretti viene completamente svincolato dalla produzione e vincolato a nuovi impegni: salvaguardia dell'ambiente, qualità degli alimenti e benessere degli animali.
Le relative norme si trovano negli allegati III e IV del Reg. CE 1782/03, che trattano rispettivamente i Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) e le Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA). Sullo stesso argomento, la Commissione ha emanato il Reg. Ce 796/2004 che riporta le modalità applicative della condizionalità ed il relativo sistema di controllo.
I CGO sono rappresentati da direttive comunitarie preesistenti, il cui obbligo è stato introdotto progressivamente a partire dal 1° gennaio 2005, per poi proseguire a gennaio 2006, con l'ultima tranche di applicazione prevista per gennaio 2007. I CGO si applicano, infatti, a partire dalle domande di pagamento presentate nell'anno civile 2005.
Le BCAA rappresentano, in modo sintetico, le condizioni agronomiche ottimali in cui dovrebbero essere tenuti i terreni agricoli. Questo ulteriore vincolo è stato elaborato per le probabili conseguenze del disaccoppiamento: infatti, il Consiglio ha introdotto una serie di requisiti al fine di prevenire l'abbandono sia della pratica agricola, sia dei terreni, in special modo quelli presenti nelle aree marginali per i quali l'utilizzo non è ritenuto economicamente vantaggioso. I requisiti da rispettare per la gestione dei terreni sono soprattutto di natura agronomica, relativamente all'erosione, alla struttura ed alla fertilità, assicurando nel contempo un livello minimo di mantenimento per evitare rischi di deterioramento degli habitat.
I requisiti proposti nel regolamento Ce n. 1782/03 sono molto generali, in particolare quelli relativi alle BCAA; pertanto maggiore specificità è stata conferita agli aspetti considerati mediante il coinvolgimento degli organi deputati a livello nazionale (Mipaf) e regionale.
L'inosservanza delle norme imposte, sia per un'azione contraria, che per un'omissione dell'agricoltore beneficiario, comporta la perdita del diritto al pagamento dell'intero aiuto spettante. L'applicazione della condizionalità investe l'intera attività e struttura aziendale, anche quelle attività e superfici per le quali non sussistono pagamenti diretti.
La riduzione dell'aiuto, fino al suo completo annullamento, tiene conto della gravità, portata, durata e frequenza dell'infrazione commessa.
In sostanza, la riduzione varia:
- entro il 5% per le negligenze (maggiorata fino al 15% in caso di recidività);
- dal 20% al 100% per le infrazioni dolose.
Il Reg. Ce 796/2004 indica come regola generale una riduzione del 3%. In caso di recidività (ripetizione della medesima infrazione nell'arco di tre anni consecutivi), la riduzione stabilita dovrà essere moltiplicata per tre, fino al massimo del 15%. Inoltre, un'infrazione commessa oltre i tre anni viene ritenuta dolosa.
Le decurtazioni dei pagamenti diretti degli agricoltori saranno stornate per il 75% a livello comunitario, mentre il restante 25% contribuirà al budget del singolo Stato membro; comunque in entrambi i casi, i soldi saranno utilizzati per incrementare le dotazioni per i Piani di Sviluppo Rurale.
In attuazione dell'azione di che trattasi, e comunque consapevole della necessità di dover assistere i soci nell'apprendimento, nell'applicazione e nel rispetto delle nuove norme sulle buone condizioni agronomiche ed ambientali, ATEPROL ha ritenuto opportuno promuovere la realizzazione della pubblicazione "La Tutela dell'Agroecosistema Oliveto", finalizzata alla divulgazione della conduzione ecosostenibile dell'oliveto, basata sulla norma applicativa del regime della Condizionalità (Criteri di Gestione Obbligatori - CGO - e Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali - BCAA) per gli aiuti diretti alle aziende agricole che contiene al suo interno il disciplinare predisposto nell'ambito dell'attività di cui al Reg. CE 2080/05. Tali norme sono disciplinate dal Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali n. 4432 del 15 dicembre 2005 e della Deliberazione di Giunta regionale n. 180 del 21 febbraio 2006, che hanno recepito le direttive comunitarie in materia.
Questa realizzazione, strumento di formazione ed informazione, è indirizzata in primo luogo agli olivicoltori quale valido supporto nell'applicazione degli impegni obbligatori definiti dalla nuova Politica Agricola Comunitaria che indirizza sempre più l'olivicoltura verso la produzione sostenibile.
Al tal fine il disciplinare è preceduto da un escurus che, prendendo le mosse dalla strategia agroambientale della Unione Europea, attraverso la riforma della PAC, giunge alla disciplina del regime di Condizionalità, dettando le norme applicative del disciplinare che sono state oggetto di monitoraggio e sorveglianza della loro applicazione pratica presso le aziende olivicole aderenti al progetto. I tecnici, inoltre, hanno illustrato il regime sanzionatorio relativo all'inosservanza delle norme imposte che, sia per un'azione contraria che per un'omissione dell'agricoltore beneficiario, può comportare la perdita del diritto al pagamento dell'intero aiuto spettante.
Nel corso dell' attività agli olivicoltori partecipanti agli incontri tecnici vengono illustrati i concetti cardine della condizionalità, che costituiscono la base del materiale didattico e informativo realizzato dallo staff tecnico di ATEPROL, e messo a disposizione di tutti i soci.
Azione 2.d) Progetti di dimostrazione pratica di tecniche olivicole finalizzate alla protezione dell'ambiente e al mantenimento del paesaggio.
L'azione consiste nella realizzazione di campi dimostrativi sulle tecniche di gestione del suolo, difesa, raccolta e trasformazione a basso impatto ambientale, allo scopo di diffondere sul territorio e tra gli operatori della filiera olivicola la conoscenza di tecniche agronomiche alternative compatibili con l'ambiente ed utili al mantenimento del paesaggio, secondo le indicazioni dall'Unione Europea per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile.
Il riequilibrio del territorio nell'ambito della tutela ambientale è rappresentato da una razionale gestione del suolo e dall'adozione di tecniche di difesa fitosanitaria che, pur aumentando la redditività e la competitività del settore agricolo, garantiscano la conservazione degli habitat, della biodiversità e del paesaggio.
Negli ultimi anni si riscontra un accresciuto interesse da parte degli agricoltori e dei ricercatori sulle tecniche di gestione del suolo in olivicoltura che deriva da un lato dalla constatazione che la fertilità dei suoli, ovvero la loro capacità di sostenere produzioni elevate e costanti nel tempo, è andata progressivamente diminuendo, dall'altro, a causa dell'incremento considerevole delle superfici olivetate condotte secondo i principi dell'agricoltura biologica che impongono nuove strategie di coltivazione, ha portato gli interessati a rivisitare tutte le conoscenze relative alla corretta conduzione del sistema oliveto.
La qualità, inoltre, è uno degli elementi fondamentali per la caratterizzazione a livello commerciale dei prodotti nel settore agro alimentare. In tale contesto la difesa fitosanitaria in olivicoltura costituisce uno dei fattori tecnici decisivi per l'ottenimento di produzioni di qualità che deve tener conto anche degli interessi e delle preoccupazioni dei consumatori, in particolare per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti agricoli: infatti le olive alla raccolta oltre ad essere sane devono essere prive di molecole tossiche e residui nocivi.
L'attività è stata rivolta ad aziende che attuano il controllo delle essenze spontanee indesiderate attraverso tradizionali lavorazioni del terreno o tramite diserbo chimico e la difesa fitosanitaria mediante prodotti chimici di sintesi. A queste i tecnici hanno proposto l'allestimento di campi dimostrativi di tecniche alternative a basso impatto ambientale nei due settori di intervento: a) per quanto attiene alla limitazione della disseminazione e della propagazione di vegetazione indesiderata è stato proposto il ricorso alla tecnica dell' inerbimento naturale controllato meccanicamente attraverso operazioni di sfalcio o di trinciatura periodica; b) per quanto attiene alla lotta antiparassitaria è stata proposta l'adozione della tecnica adulticida con uso di trappole per la cattura massale degli adulti di mosca dell'olivo, in via principale o quantomeno in via ausiliaria, per ridurre l'impiego di sostanze chimiche nell'ambiente.
Fino a pochi anni fa la maggior parte dell'olivicoltura meridionale, soprattutto nelle aree del nostro Salento, veniva condotta, per quanto attiene alla tecnica delle lavorazioni del suolo, secondo i principi dell'aridocoltura ovvero si cercava con ogni mezzo di ridurre tutti quei fenomeni di competizione idrica e nutrizionale che si instauravano all'interno dell'oliveto fra la coltura arborea e le specie erbacee definite infestanti; la stessa concimazione è stata sempre concepita con il ricorso sistematico e massiccio dei nutrienti chimici, con apporti non sempre corretti e spesso con sovradosaggi inutili, se non dannosi, per le piante e per l'ambiente (inquinamento delle falde).
Le lavorazioni meccaniche al terreno venivano effettuate con il duplice scopo di incrementare l'accumulo di acqua piovana nel terreno aumentandone la permeabilità e interrompendo la capillarità, oltre che distruggere nel contempo la flora spontanea, considerata fortemente competitiva con l'olivo per quanto riguarda la risorsa idrica. Si effettuavano quindi durante tutto l'arco dell'anno diverse lavorazioni del suolo a profondità variabile a seconda dell'epoca di intervento.
Tale sistema di gestione del suolo aveva, ed ha, una sua logica ma non è applicabile a tutti gli ambienti interessati all'olivicoltura, in quanto non tiene conto dell'orografia e della dislocazione della maggior parte della coltura.
Infatti l'olivicoltura salentina è ubicata per la maggior parte in aree caratterizzate da lunghi periodi di siccità, in cui la disponibilità idrica è il maggiore fattore limitante per la produzione, in terreni marginali con pendenza più o meno accentuata, spesso poveri e di scarso spessore e tali da essere facilmente soggetti all'erosione idrica ed eolica. L'erodibilità di un suolo dipende in primo luogo dalle caratteristiche pedoclimatiche dell'areale, ovvero dalle caratteristiche fisico-meccaniche del terreno, della pendenza, dall'intensità, frequenza e durata delle precipitazioni e dalla densità di piantagione. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto va considerato che la maggior parte degli oliveti tradizionali ubicati nel Salento sono caratterizzati da un basso numero di piante ad ettaro, tanto da non garantire una elevata protezione del suolo dall'effetto battente delle piogge, spesso torrenziali. Pertanto in tali areali i processi erosivi sono accentuati ed inoltre possono favorire l'esposizione diretta del terreno ai raggi solari, da cui consegue una rapida mineralizzazione della sostanza organica. Le ripetute lavorazioni, infatti, facilitano la decomposizione di quest'ultima, con un progressivo depauperamento della fertilità del suolo nei suoi aspetti fisici, chimici e microbiologici, soprattutto nel caso non si intervenga con abbondanti letamazioni o concimazioni organiche.
Con queste premesse appare quindi necessaria una rivisitazione dei metodi di produzione, specialmente in relazione a quelli che interagiscono maggiormente con l'ambiente. La gestione del suolo nei suoi diversi aspetti (produttivi, economici, ambientali), è quella che maggiormente incide nel raggiungimento degli obiettivi preposti.
Esperienze svolte negli ultimi anni relative alla conservazione e all'incremento della sostanza organica, hanno trovato nella tecnica dell'inerbimento naturale controllato delle colture arboree una valida alternativa ai problemi esposti, senza presentare effetti negativi sulla produzione e sviluppo delle piante e sulla regimazione delle piogge. La ricerca ha chiaramente dimostrato che l'inerbimento spontaneo permanente contiene i fenomeni erosivi, grazie alla capacità del cotico erboso di frenare il ruscellamento superficiale delle piogge ed aumentare l'infiltrazione dell'acqua, permette l'accumulo di una notevole riserva idrica a beneficio della coltura arborea per la stagione successiva. Infatti, le piante sottoposte all'inerbimento beneficiano di maggiori riserve di acqua disponibile, presentano pertanto un minore stress idrico estivo, un migliore stato nutrizionale, una più elevata produzione, una riduzione del fenomeno dell'alternanza, rispetto a quelle sottoposte a lavorazione del terreno.
Queste prove hanno dimostrato che anche negli oliveti declivi meridionali, privi di sistemi irrigui, quindi in condizioni di notevole fabbisogno idrico, l'efficacia dell'inerbimento naturale controllato trova positivi riscontri sia sui parametri vegetativi che sulla produttività delle piante, oltre che sulla conservazione del suolo.
La possibile competizione idrica e nutrizionale del cotico erboso nei confronti della coltura, ritenuta negativa da diversi ricercatori non ha avuto nessun rilievo anche perché nel periodo estivo (fine maggio - fine settembre) il cotico è temporaneamente secco.
L'inerbimento naturale controllato si ottiene lasciando liberamente sviluppare la flora spontanea durante i mesi invernali e primaverili, provvedendo successivamente a periodiche trinciature del cotico in modo da evitare un eccessivo consumo delle riserve idriche, da parte della vegetazione erbacea, durante il prosieguo della stagione (la tarda primavera e l'estate).
Pari importanza nell'ambito della tutela ambientale riveste la lotta alla Mosca dell'olivo (Bactrocera oleae) che rappresenta il principale problema fitosanitario in olivicoltura.
La mosca dell'olivo è una specie presente nelle principali zone olivicole del mondo quali ad esempio il sud Europa, il Medio Oriente, il Nordafrica, il Sudafrica, mentre se ne teme l'introduzione nelle aree in cui la coltivazione dell'olivo è recente, quali ad esempio la California, il Cile, l'Australia. Per questo motivo i servizi Fitosanitari di questi Paesi hanno imposto normative di "quarantena" piuttosto rigide relativamente all'introduzione di vegetali e prodotti vegetali di olivo. L'assenza dell'insetto costituisce infatti un formidabile vantaggio produttivo per gli olivicoltori di quelle aree.
Il danno causato dal parassita consiste sia in una riduzione della resa in olio, sia in gravi alterazioni biochimiche che peggiorano la qualità del prodotto aumentandone l'acidità, il numero dei perossidi, riducendo il contenuto il polifenoli, alterando la conservabilità e provocando alterazioni organolettiche. Nelle cultivar da mensa oltre alla perdita produttiva si aggiunge un notevole deprezzamento delle olive attaccate che di fatto diventano inutilizzabili.
Le conoscenze bio-ecologiche sull'insetto e sull'agroecosistema oliveto, frutto di numerosi studi svolti in Italia e negli altri Paesi a forte tradizione olivicola, hanno permesso di definire diverse modalità di controllo del fitofago.
In linea generale è bene tenere conto che alcuni accorgimenti di tipo agronomico riducono notevolmente i rischi fitosanitari legati alla mosca. In particolare nel caso di nuovi impianti la scelta di cultivar poco suscettibili (in genere quelle a maturazione tardiva) riduce il rischio di forti attacchi; la raccolta precoce delle olive e l'estrazione dell'olio entro pochi giorni riduce gli effetti degli attacchi tardivi (generazione di settembre-novembre): l'olio viene estratto prima che le larve producano danni quantitativi e qualitativi rilevanti.
Le tecniche di lotta consolidate sono essenzialmente due: una di tipo larvicida e l'altra con finalità adulticida. Gli interventi fitosanitari con prodotti chimici di sintesi vengono eseguiti al superamento di soglie di danno e con modalità di distribuzione dei prodotti fitosanitari che hanno chiaramente un forte impatto ambientale poichè interferiscono con l'entomofauna dell'oliveto ed espongono gli operatori e le produzioni a seri rischi sanitari.
Un notevole ausilio nel campo della difesa olivicola, è venuto dalla diffusione di servizi di monitoraggio della presenza del parassita, che hanno l'obiettivo di razionalizzare la difesa fitosanitaria, a livello territoriale. Questi servizi si basano sulla emissione di "bollettini fitofanitari" che consigliano il momento più opportuno per intervenire con metodiche di lotta integrata in modo da ridurre in modo significativo la distribuzione di prodotti chimici di sintesi ed elevare la qualità della produzione olivicola.
Tali servizi sono svolti sia da strutture pubbliche che da strutture private.
La tecnica larvicida consiste in interventi di tipo curativo a pieno campo da eseguirsi con prodotti fitosanitari a base di insetticidi organofosforici. Tali prodotti hanno la capacità di raggiungere l'insetto all'interno della drupa prima che provochi danni quantificabili. Il trattamento si effettua quando il campione raccolto presenta una infestazione, costituita da uova e larve di prima e seconda età, superiore al 10%.
La lotta di tipo adulticida si pone l'obiettivo di intervenire all'inizio della deposizione delle uova con interventi che mirano alla eliminazione degli adulti. In questo caso la soglia di intervento calcolata con le stesse modalità sopradescritte è dell'1-2% di olive attaccate, in presenza di catture di femmine nelle trappole. L'intervento fitosanitario viene eseguito su una parte ridotta della chioma con l'impiego di insetticidi, in genere fosforganici, miscelati con attrattivi alimentari (esche proteiche), con distribuzione limitata di prodotti fitosanitari per ettaro rispetto alle tecniche tradizionali.
Per quanto riguarda le strategie di difesa alternative all'utilizzo di prodotti chimici proposte dai tecnici, le principali novità nel campo della lotta adulticida, sono rappresentate dall'utilizzo del metodo "attract & kill" per il controllo delle infestazioni di mosca. Questa tecnica si realizza installando nell'oliveto un determinato numero di pannelli o contenitori impregnati con un composto insetticida, generalmente deltametrina o lamba-cialotrina in quanto questo loro impiego è autorizzato in agricoltura biologica, ed additivi con attrattivi alimentari e/o sessuali. Attualmente sono disponibili in commercio due tipi di dispositivi: Ecotrap-Vioryl costituito da sacchetti in polietilene rivestiti con carta trattata con deltametrina e pannelli AgriSense-BCS in cartoncino sagomati ad imbuto e spalmati di sostanza insetticida a base di lamba-cialotrina. Il primo va installato all'interno della chioma, possibilmente all'ombra, a partire dalla fase di indurimento del nocciolo, in numero di uno ogni due piante; in presenza di elevate infestazioni di mosca si suggerisce una integrazione dei sacchetti a partire dal mese di settembre. Il secondo va posizionato in campo (100-150 pannelli per ettaro) prima che l'ovideposizione delle femmine di mosca abbia inizio.
La trappola esplica una triplice azione basata sull'effetto cromotropico del colore giallo, sul richiamo dei maschi da parte del feromone sessuale e sul potere fagoattraente di sostanze che rilasciano piccole quantità di ammoniaca, agendo in modo analogo agli idrolizzati proteici ed al melasso. In questo modo la trappola non è efficace solo nei confronti dei maschi, come le normali trappole a feromone, ma cattura anche le femmine, incidendo in modo sensibile sulla popolazione del fitofago. Considerato l'andamento stagionale sfavorevole agli attacchi di Dacus, le prime trappole sono state installate a scopo di monitoraggio alla fine del mese di settembre, in numero di 3 per ettaro; in seguito, in base ai risultati ottenuti, confrontati con i bollettini fitosanitari emessi da altre strutture, al raggiungimento della soglia di danno i tecnici hanno provveduto ad integrarle nel numero ottimale di una ogni 4/5 piante circa a seconda delle caratteristiche dell'impianto.
In caso di forti attacchi, ove l'uso delle sole trappole di cattura massale non dovesse ritenersi sufficiente, l'intervento fitosanitario di tipo adulticida viene eseguito su una parte ridotta della chioma con l'impiego di insetticidi, in genere fosforganici, miscelati con attrattivi alimentari (esche proteiche). Tale modalità di distribuzione consente di ridurre anche del 90% la quantità di prodotto fitosanitario distribuito per ettaro rispetto alle tecniche tradizionali, mantenendo a livelli ottimali la qualità della produzione.
La tecnica adulticida comporta indubbi vantaggi ambientali e igienico-sanitari in quanto riduce notevolmente la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti e consente di impiegare un più ampio spettro di principi attivi. Infatti si possono usare oltre ai organofosforici ad azione citotropica anche insetticidi a più basso impatto ambientale come i piretroidi o, nel caso dell'agricoltura biologica, quelli di origine vegetale.
I campi dimostrativi delle tecniche agronomiche illustrate, allestiti presso aziende olivicole aderenti all'iniziativa, sono fruibili per visite tecniche a soci ed olivicoltori interessati.
Attività 3. Miglioramento della qualità dell'olio d'oliva e delle olive da tavola
Azione 3. c) Miglioramento delle condizioni di magazzinaggio e di valorizzazione dei residui della produzione dell'olio d'oliva e delle olive da tavola.
L'attività è stata finalizzata alla dimostrazione pratica che il recupero e la valorizzazione delle acque di vegetazione ottenute nei frantoi dalla lavorazione delle olive non ha effetti negativi sulla qualità dei terreni e sulle falde acquifere, ma che, al contrario, l'apporto di sostanza organica conserva e ristora la fertilità del terreno ed ha positivi effetti sulla produttività delle colture e sulle caratteristiche fisiche e chimiche del suolo, atteso che la ricerca e la sperimentazione condotte sullo smaltimento dei reflui oleari e la sulla loro riutilizzazione a fini agronomici consentono di classificare questi reflui come biomasse da recuperare e non come rifiuti speciali da eliminare.
Tale inversione di tendenza è stata possibile grazie all'evoluzione positiva avuta dal lungo e tormentato iter normativo che, ad iniziare dalla legge Merli (n. 319/1976), e proseguito con la legge n.574/1996, recante norme in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e di scarichi e dei frantoi oleari, fino ad arrivare alle attuali disposizioni fornite dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali con il decreto del 6 luglio 2005, ha di fatto, riconosciuto allo smaltimento dei reflui oleari con destinazione agronomica la funzione di apporto di unità fertilizzanti e di ammendante al terreno agricolo, in linea con le norme della condizionalità relative alle Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali - allegato IV del Reg.CE 1782/03 - Norma 2.1 Mantenimento del livello di sostanza organica del suolo.
Allo stato attuale la nuova interpretazione consente quindi l'esclusione delle acque reflue dalla categoria dei "rifiuti" ed il loro collocamento in quella dei "sottoprodotti" così come, per altro, già consentito per le sanse umide. In questo modo il trasporto, comunque effettuato, può avvenire esulando dalla normativa prevista dal decreto Ronchi.
La normativa prevede disposizioni che devono essere rispettate e che riguardano i dosaggi massimi di acque di vegetazione che possono essere sparsi sul terreno agrario previa comunicazione, accompagnata da una relazione tecnica, da inviare al sindaco: quantitativo massimo di spargimento pari a 50 m³/ha/anno per i reflui prodotti da frantoi a ciclo tradizionale, limite elevabile ad 80 m³/ha/anno per le acque di vegetazione ottenute da frantoi a ciclo continuo; è fatto divieto di spandimento delle acque di vegetazione e sanse umide sulle seguenti categorie di terreni:
a. terreni situati a distanza inferiore a 300 mt dalle aree di salvaguardia delle captazioni di acque destinate al consumo umano ai sensi dell' art. 4 del DPR n. 236 del 24.05.1988;
b. terreni situati a distanza inferiore a 200 mt dai centri abitati;
c. terreni investiti da colture orticole in atto;
d. terreni ove siano localizzate falde che possano venire a contatto con le acque di percolazione del suolo ed in caso in cui siano localizzate falde site ad una profondità inferiore a mt l0;
e. terreni gelati, innevati, saturi di acqua e inondati;
f. terreni situati a distanza inferiore a 10 mt dai corsi d'acqua misurati a partire dalle sponde e dagli inghiottitoi e doline, ove non diversamente specificato dagli strumenti di pianificazione;
g. terreni situati a distanza inferiore a 10 mt dall'inizio dell'arenile per le acque marine costiere e lacuali;
h. terreni con pendenza superiore al 15% privi di sistemazione idraulico agraria;
i. boschi, giardini ed aree di uso pubblico, aree di cava.
Adempimenti burocratici che non vanificano gli aspetti positivi che l'attuale normativa ha riservato al riutilizzo dei reflui oleari.
La realizzazione dell'attività è stata condotta in collaborazione con gli oleifici convenzionati che hanno dato disponibilità a partecipare all'iniziativa e le aziende agricole loro clienti che hanno consentito lo spandimento dei reflui oleari sui propri terreni con carrobotte, ottimizzando la messa a punto di tecniche corrette per lo smaltimento delle stesse per fertirrigazione, evitando il lagunaggio ed i relativi rischi di natura ambientale, facendo sperimentare agli olivicoltori i benefici dello smaltimento delle acque reflue sui suoli agricoli, considerata la loro utilizzazione agronomica, tenuto conto dell'apporto di sostanza organica in parte unificabile, che conserva e ristora la fertilità del terreno, nel rispetto delle politiche ambientali, a favore di uno sviluppo agricolo eco-sostenibile e nell'interesse degli olivicoltori medesimi